Negli ultimi mesi, il panorama dei tassi di interesse applicati ai conti correnti e, più in generale, ai depositi bancari, ha subito un cambiamento significativo rispetto agli anni precedenti. Dopo un lungo periodo caratterizzato da rendimenti ridotti o addirittura nulli per la liquidità parcheggiata sui conti, i dati più recenti segnalano una nuova fase di crescita degli interessi, che interessa direttamente milioni di risparmiatori italiani e rappresenta uno degli effetti più rilevanti delle politiche monetarie adottate dalla Banca Centrale Europea (BCE) a partire dal 2022.
Dalla lunga era dei tassi bassi al cambio di rotta
Per anni il risparmiatore italiano si è abituato all’idea che le somme lasciate sul conto corrente fossero praticamente prive di remunerazione. Questa situazione era conseguenza diretta delle strategie delle banche centrali europee, che avevano portato i tassi a livelli prossimi allo zero, se non addirittura negativi. L’obiettivo era stimolare consumi e investimenti in una fase di crescita stagnante dell’economia. Di conseguenza, lasciare i propri soldi “a dormire” sul conto non rappresentava una perdita evidente, poiché anche le alternative d’investimento risultavano poco allettanti, e la priorità era la liquidità immediatamente disponibile per far fronte a spese impreviste.
Ma dalla seconda metà del 2022 il contesto è radicalmente cambiato a seguito dei numerosi rialzi dei tassi di riferimento della BCE, adottati per contrastare una fiammata inflazionistica senza precedenti recenti. Di riflesso, gli istituti bancari hanno progressivamente adeguato il costo del denaro sui prestiti (mutui e finanziamenti), ma solo in tempi più recenti si è assistito a una graduale aumento della remunerazione sui depositi, compresi i conti correnti con durata vincolata e i conti deposito.
I dati aggiornati: quanto rendono oggi i conti correnti?
Le ultime rilevazioni effettuate dall’Associazione Bancaria Italiana (ABI) offrono uno spaccato chiaro sull’evoluzione dei tassi d’interesse applicati ai conti correnti e ai depositi nel 2025. Nei mesi di aprile e maggio, il tasso medio riconosciuto sui nuovi depositi a durata prestabilita (cioè certificati di deposito e conti vincolati) si è attestato intorno al 2,3%, un dato molto più elevato rispetto allo 0,29% registrato poco prima dell’avvio dei rialzi BCE a giugno 2022. Questo vuol dire che in meno di tre anni l’incremento totale è stato superiore ai 200 punti base.
Per quanto riguarda la liquidità mantenuta sui conti correnti tradizionali — ovvero quella disponibile in qualsiasi momento, senza vincoli di durata — la remunerazione resta ancora contenuta: a maggio 2025 il tasso medio si ferma sullo 0,69%. Tuttavia, anche questo valore rappresenta un passo avanti rispetto agli anni precedenti, durante i quali la remunerazione era spesso vicina allo zero.
- A maggio 2025: tasso medio sui conti correnti 0,69%
- Sugli strumenti vincolati (conti deposito, certificati di deposito): circa 2,32% nello stesso periodo
- Obbligazioni bancarie di nuova emissione: rendimento del 2,30% a maggio (rispetto all’1,31% di giugno 2022)
Risulta evidente come la scelta di vincolare temporaneamente la liquidità, anche per brevi periodi (ad esempio 12 mesi), possa oggi tradursi in una remunerazione ben più interessante rispetto allo scorso triennio. Inoltre, in alcuni casi, i tassi italiani risultano persino superiori a quelli medi praticati nell’area euro.
Le nuove strategie dei risparmiatori e delle banche
L’attuale contesto di rendimento crescente per la liquidità bancaria impone, sia agli istituti sia ai clienti, una rivalutazione delle tradizionali abitudini di gestione dei risparmi. Durante la pandemia di Covid-19, a causa delle restrizioni e dell’incertezza economica, la propensione a “parcheggiare” una quota sostanziosa delle proprie risorse sul conto è cresciuta a dismisura. Nei momenti di tassi bassi, questa scelta non comportava grandi “costi occulti”; oggi, invece, la situazione è cambiata.
I profitti delle banche sono aumentati grazie all’aumento dei tassi applicati ai prestiti, mentre la remunerazione offerta sulle giacenze liquide si è adeguata con ritardo rispetto agli investimenti alternativi. Solo recentemente, e anche a seguito di maggiori pressioni normative e concorrenziali, si assiste a una migliore offerta di tassi sui depositi vincolati e su altri strumenti di raccolta a termine.
Oggi, infatti, la mancata allocazione della liquidità in strumenti finanziari diversi (come conti deposito, obbligazioni bancarie, titoli di Stato o fondi di investimento) rischia di essere più penalizzante rispetto al passato. Il cosiddetto “costo opportunità” di un semplice deposito infruttifero è aumentato sensibilmente, spingendo molti risparmiatori a riconsiderare le proprie scelte, anche grazie a nuove promozioni e offerte di prodotti più remunerativi.
Considerazioni pratiche e aspetti fiscali
In questo nuovo scenario è fondamentale valutare con attenzione sia gli aspetti di sicurezza (la tutela del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi copre fino a 100.000 euro a depositante per singola banca), sia quelli fiscali legati ai rendimenti percepiti. Gli interessi generati dai depositi bancari in Italia sono infatti soggetti a una ritenuta fiscale del 26% alla fonte. Questo va tenuto presente nel calcolare il rendimento netto rispetto a forme di impiego alternative.
Quali scelte per il futuro?
La scelta della migliore soluzione per la liquidità dipende da diversi fattori:
- L’orizzonte temporale disponibile (conto corrente per l’uso quotidiano, deposito vincolato per somma inutilizzata negli ultimi mesi)
- La necessità di avere fondi sempre accessibili (minore rendimento) oppure la possibilità di “fermali” a scadenza prefissata (maggiore interesse)
- La propensione al rischio: i conti correnti e i depositi, se coperti dal fondo interbancario, sono soluzioni prive di rischio di mercato
- Le alternative d’investimento offrono spesso opportunità migliori, ma con rischi superiori
Le banche, nel frattempo, stanno progressivamente differenziando l’offerta: promuovono pacchetti di conti deposito a tassi più interessanti, obbligazioni bancarie e soluzioni integrative per attrarre una clientela sempre più attenta al “valore della liquidità”.
Non bisogna dimenticare che, nonostante la crescita recente, la remunerazione dei conti correnti resta comunque molto al di sotto dell’inflazione degli ultimi anni, motivo per cui la gestione attiva delle proprie risorse rimane imprescindibile per proteggere il proprio potere d’acquisto.
Approfondimento: i conti correnti e la disciplina giuridica
Il conto corrente rappresenta una delle principali forme di raccolta del risparmio bancario e svolge un ruolo fondamentale nel sistema finanziario italiano. Dal punto di vista giuridico e operativo, è regolato dagli articoli 1834 e seguenti del Codice Civile e dagli accordi specifici sottoscritti con la banca.
Per i clienti, è bene ricordare che non esiste un obbligo legale di remunerazione, e a definire l’entità di eventuali interessi applicati sono i contratti stipulati tra banca e depositante. Negli ultimi anni alcune banche hanno introdotto offerte di interessi attivi anche sui semplici conti correnti, seppure a condizioni precise (per esempio, vincolo di giacenza minima o massima, saldo medio superiore a una soglia, presenza di determinate tipologie di accrediti o spese ricorrenti).
Anche per questo motivo è importante consultare sempre con attenzione il foglio informativo fornito dalla banca all’atto di apertura o modifica del conto, dove vengono indicate con precisione tutte le componenti di costo (spese di tenuta, commissioni, imposta di bollo, condizioni per l’accredito degli interessi). Molti istituti stanno aggiornando regolarmente la documentazione in linea con il nuovo scenario dei tassi e delle pratiche commerciali più trasparenti.
Un utile riferimento per approfondire l’inquadramento storico e tecnico di questi strumenti è la voce conto corrente bancario su Wikipedia.
In definitiva, il ritorno di interessi rilevanti sui conti correnti e sulle forme di deposito vincolato segna una svolta significativa rispetto al recente passato, ma impone nuove e più consapevoli decisioni di gestione, con particolare attenzione a sicurezza, fiscalità e reale utilità della liquidità disponibile.